Terza Domenica di Avvento
GIOVANNI BATTISTA
Segno della domenica: Il fico
Giovanni il battezzatore è chiuso in prigione. Giovanni ha rimproverato il re; e questa è la ragione. Il re lo ha fatto incarcerare; ma non al buio, lo tratta bene perché sa che Giovanni non è un criminale. È un profeta che parla al povero come al re. Il profeta porta le parole di Dio; è come un angelo. E parla senza paura e dice quello che deve dire. Dice le cose belle e anche le cose storte. Dice anche le ingiustizie, che vanno condannate. Ma ora è in una prigione con una finestra che dà su un giardino.
Son giorni e giorni che il contadino va in quel giardino per un albero di fichi che non vuol dare frutti. Un giorno Giovanni sente il padrone del giardino che ordina al contadino:
“Taglia questo fico!”
“Ma no, dammi ancora un po’ di tempo e vedrai che porterà frutti.”
E il padrone acconsente ad aspettare e se ne va.
Il contadino, accomoda la terra tutto intorno al fico, lo nutre, gli dà acqua, gli parla, canta, gli danza intorno e lo accarezza.
Ma Giovanni, che non è un contadino, non capisce.
E vorrebbe dire con la sua parola: non è giusto perdere tempo e lavoro per una pianta che non merita niente.
Ha ragione il padrone; va tagliata.
E così, Giovanni è in quella prigione perché ha condannato le ingiustizie del re, ma aspetta qualcuno che lo venga a liberare. Tutti aspettano il Messia mandato da Dio.
“È Gesù, colui che stiamo aspettando! Come fa il contadino che getta la pula al vento e tiene solo il grano, così farà Dio con l’arrivo del suo Messia, getterà via i cattivi. Sì, farà come ai tempi di Noè. Solo pochi si salveranno. A proposito, perché non viene a liberarmi da questa prigione?”
E Giovanni chiede a un suo amico notizie su Gesù.
“Questo maestro parla di un Dio che perdona e vuole solo bene,” gli dice l’amico “un Dio che sa solamente voler bene.”
“Certo,” spiega Giovanni “vuole bene ai giusti.”
Un altro amico gli dice che Gesù è andato a casa di Zaccheo, che è un peccatore, uno di quelli che rubano tanto. E ha mangiato con lui, alla sua ricca tavola.
“Non è possibile,” si meraviglia Giovanni “i peccatori vanno puniti. Solo i buoni meritano il premio.”
Giovanni pensa e ripensa: ma sarà veramente lui il Messia?
“Andate! Andate da Gesù e chiedetegli: ma sei veramente tu colui che deve venire? Sei tu il Messia mandato da Dio? O dobbiamo aspettarne un altro?”
E passano i giorni. A quei tempi per cercare una persona ci voleva tanto tempo. Ma per fortuna tutti sapevano aspettare. E ogni giorno il profeta, mentre aspetta, dalla finestra guarda il contadino. Ora zappa e strappa via le erbacce dalle radici del fico. Ora annaffia e concima. Ora lo pota e gli parla. Ora lo accarezza e gli canta.
“Ma come fa a voler così bene a una pianta così avara?
Non è giusto”, si indigna Giovanni.
Finché un giorno non succede qualcosa. Giovanni sente delle voci di gioia provenire dal giardino; è il contadino.
Mostrava al padrone del giardino il fico, che non ricorda più l’albero di una volta. È cambiato, è una nuova pianta, con la chioma ricca, non solo di foglie ma di tanti, promettenti fruttini.
“Aveva ragione il contadino”, ammette Giovanni. “Per lui la pianta meritava quelle cure. E io non avevo capito niente.
Non riuscivo a vedere quella pianta con gli occhi del contadino.”
E tutto quello che ha visto dalla finestra gli fa nascere un nuovo pensiero.
“Ecco perché Gesù si prende cura dei ladri, dei malvagi, dei violenti; lui ha occhi da contadino. Anche loro vanno guardati con occhi da contadino.”
“Abbiamo grandi notizie Giovanni!” esclamano gridando i suoi amici di ritorno.
“È proprio lui, quello che doveva venire. Non dobbiamo aspettarne un altro. Fa cose grandiose. Pensa che quel ladro di Zaccheo, dopo la visita di Gesù nella sua ricca casa, ha restituito tutto il denaro rubato perché quella casa è diventata ricca di gioia.”
“È la gioia dei frutti” pensa il profeta, ricordando il contadino.