Seconda Domenica – L’Angelo da Maria2020-10-22T12:12:41+00:00

CHI È COLUI
CHE DEVE VENIRE?

Seconda Domenica di Avvento

ST-02-02-01

L’ANGELO DA MARIA

Segno della domenica: Il mantello

Un angelo.
Come è fatto un angelo? Non si sa proprio bene. Può avere le ali, oppure no. Può assomigliare ad un giovane oppure può essere invisibile.
Può parlare come noi, oppure in modo diverso.

Un angelo andò da Maria. Lei aveva 14 anni e viveva a Nazareth. Era già sposata con Giuseppe. Già sposata?
Sì, a quei tempi era l’età giusta per sposarsi. Il giorno del matrimonio, nella casa della preghiera di Nazareth, Giuseppe aveva coperto la sua sposa con il suo mantello della preghiera per impegnarsi ad amarla, come Dio ama la sua sposa, cioè Israele, la sua gente.
E l’angelo andò da lei per portare le parole di Dio: “Rallegrati, rallegrati, Maria. Dio ti vuole bene, proprio tanto. Il suo amore è come un manto. Tu sei come il primo giardino dove Dio mette un semino con la sua forza creatrice.
E il figlio tuo darai alla luce. Sarà grande, Dio gli darà il trono. Regnerà e il suo regno non avrà fine”. Queste sono alcune parole che l’angelo disse a Maria. Sembrava che debba nascere un re.
Un re. Come è fatto un re? Be’, è facile rispondere a questa domanda.
È seduto sul trono, cavalca un cavallo, ha i sudditi che gli devono obbedire. Questo bambino sarà un re così, allora? Magari con un esercito ai suoi ordini?
Dobbiamo aspettare che nasca, che cresca e che diventi grande per vedere se sarà così. E allora facciamo insieme un salto; un salto in avanti di trenta anni. Pronti? Via.
Eccoci qua. Siamo davanti a una delle porte di Gerusalemme,
la città che fu di re Davide. C’è tanta gente che aspetta Gesù. Ormai è diventato famoso e tanti lo vogliono fare re. Il nuovo re di Israele. Oh, allora si stanno realizzando le parole dell’angelo.
C’è chi si è arrampicato sugli ulivi per strappare qualche ramo da sventolare al passaggio del nuovo re.

Il mantello.
Cos’è un mantello? Facile rispondere, vero? È come quello dei cavalieri. Oggi non si usa più. Oggi abbiamo la giacca, il cappotto. Ma il mantello era di più di un cappotto; era come la carta d’identità. Era come un documento per dire chi era la persona che lo indossava. Chi aveva un mantello ricamato con filo d’oro era certo un uomo ricco; chi aveva un mantello peloso, era un profeta, e anche al più povero di tutti, che non aveva una casa, spettava il suo mantello per ripararsi.
Tutti avevano un mantello; ogni mantello parlava di ciascuno.
E anche l’utilizzo del mantello faceva capire tante cose.
Se si usava un mantello rosso allora serviva che ci fosse un re. Un profeta per scegliere il suo successore gli gettava addosso il proprio mantello. Il bordo del mantello, che ha quattro cordini legati agli angoli per ricordare Dio, veniva toccato dai malati. Chi stendeva a terra il proprio mantello vuole mettersi al servizio del re come suddito.
Eccolo, eccolo che arriva. È Gesù, il nuovo re, sul suo cava… ca…, ma… è un asino! Anzi, un’asina! D’accordo, forse il cavallo lo aspetta dentro la città, dentro Gerusalemme.
Ma che sella ha? Quanto è alta! Ma… ma… sono mantelli! E perché così tanti?
Mi aiutate a contarli? Ne vedo 2 verdi, 5 marroni, 2 bianchi, 3 blu. Quanti sono?
Scrivi il numero qui _____.
E già, ed è proprio il numero dei suoi amici che stanno sempre con lui, che lo seguono dappertutto. E infatti eccoli lì, dietro all’asina che seguono il nuovo re e sono tutti senza mantelli. Ma perché i loro mantelli sono lì, sull’asina insieme a Gesù? Cosa c’entrano loro con il nuovo re?
Un re. Ora so com’è fatto un re. Perché, Gesù, fa diventare re tutti i suoi amici, anche quelli di oggi.
Di gloria e di onore, ha coronato anche me.
Per ora, sono un principe. Ma, un giorno, anche io sarò un re.

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